Che significato ha il termine "razza" nell'articolo 3?
- uguaglianza4a
- Feb 13, 2023
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Updated: Feb 24, 2023
La parola “razza” non compariva nello Statuto albertino il cui articolo 24, funzionalmente analogo all’art. 3 della Costituzione, recita: “Tutti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo o grado, sono eguali dinanzi alla legge”.
L’ingresso del termine “razza” nel linguaggio politico è quindi legato al fascismo e all'imposizione delle leggi razziali, un complesso di Regii Decreti e Leggi varati fra il settembre 1938 e il luglio 1939.
A queste leggi fanno da cornice il Manifesto della razza (“La difesa della razza”, 5 agosto 1938) e la Dichiarazione sulla razza del Gran Consiglio del Fascismo (6 ottobre 1938), che affermava «l’attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale» davanti al rischio di «incroci e imbastardimenti».
Si potrebbe preferire la parola “stirpe” a quella di “razza”. Pur apparendo come una scelta paradossale, fu adottata proprio in reazione alle atrocità dei regimi nazifascisti, per negare nettamente ogni diseguaglianza legata al concetto di razza.
Laconi e Ruini, padri costituenti, hanno sostenuto che la parola “razza” debba essere presente nella nostra Costituzione per ricordare quali tragedie e orrori sono stati perpetrati dal nazifascismo in suo nome. È una sorta di ammonimento per ricordarci che non può essere usata come pretesto per discriminare gli uomini.
“Abbiamo combattuto per eliminare le discriminazioni basate sulla razza e dunque l’articolo 3 non può che essere interpretato nel senso che non possono essere fatte discriminazioni con il pretesto della razza. E infatti non c’è mai stato il problema, mai nessuno ha potuto pensare che la Costituzione italiana esalti il concetto di razza. La razza non ha fondamento scientifico, ma è un concetto reso terribilmente concreto dalle aberrazioni e dalle atrocità per le quali è servito e serve ancora come pretesto.”
Cit. Giovanni Maria Flick
(fonti: laCostituzione.info; kulturjam.it)
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