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LINA MERLIN Politica, Partigiana e Insegnante

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Updated: Feb 24, 2023

La storia di Lina Merlin è la testimonianza di un’esistenza dedicata all’impegno sociale e alle battaglie per la libertà, la storia di una donna che in un mondo di uomini ancora fermo al passato lottò per i diritti, suoi e degli altri. Un esempio per noi, eredi del suo contributo all'Art.3 e delle sue leggi, giovani nel XXI secolo, così immersi nelle battaglie e nelle conquiste d’altri che fatichiamo a definire le nostre.

Tuttavia, sono le orme che Merlin ha lasciato a Padova e nell'Italia tutta a farci da guida: tenacia, coerenza, caparbietà, intransigenza, ma soprattutto determinazione a cambiare ideologie, sistemi sociali e politici obsoleti e contrari alla piena affermazione della libertà delle categorie più deboli, siano esse donne, prostitute o bambini.


Biografia

Angelina Merlin, più nota come Lina, nacque a Pozzonovo, in provincia di Padova, il 15 ottobre 1887, in una famiglia numerosa della borghesia progressista: il padre era segretario comunale a Chioggia – dove Lina visse l’infanzia e la giovinezza – e la madre maestra. Anche lei seguì la strada materna, lavorando come maestra a Padova fino al 1926, quando, essendosi rifiutata di prestare giuramento al fascismo, fu estromessa dall’insegnamento.

  • La cultura e i valori trasmessi dalla famiglia e il suo alto senso della giustizia la portarono ad iscriversi nel 1919 al Partito Socialista Italiano, condividendo il rifiuto dell’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale; iniziò quindi a collaborare al periodico “La difesa delle lavoratrici”, di cui assumerà la direzione, e al settimanale socialista padovano “L’Eco dei lavoratori”. Nello stesso periodo conobbe il medico e deputato socialista Dante Galliani, futuro suo coniuge.

  • Merlin si distinse da subito per il suo carattere battagliero, al punto che nel 1924 le fu affidata la regia della campagna elettorale veneta, incarico straordinario per l’epoca. Fu questa posizione che le permise di stilare un rapporto delle violenze e illegalità squadriste, consegnato al deputato Matteotti e parte di un atto di accusa al regime fascista.

  • Nel 1926 lasciò Padova e si trasferì a Milano, tentando di sfuggire alla repressione: invano, fu arrestata e condannata a cinque anni di confino in Sardegna. Al suo ritorno, si sposerà con Galliani, ma il matrimonio sarà destinato a durare solo 4 anni, con la morte di lui.

  • L’8 settembre 1943 entrò nella Resistenza, prendendovi parte attiva e organizzando con Ada Gobetti, Laura Conti, e altre antifasciste i “Gruppi di difesa della Donna”;

  • Dopo la Liberazione fu nominata dalla direzione del suo partito vice commissaria all’istruzione. Nel 1946 fu una delle ventuno costituenti: a lei si deve l’interpolazione della locuzione “di sesso” nell’articolo 3, tra i criteri di distinzione che non possono determinare discriminazioni di trattamento, parametro fondamentale per impedire disposizioni legislative dal carattere discriminatorio nei confronti delle donne.

  • Fu eletta al Senato nel 1948 e nel 1953; nel 1958, infine, verrà eletta alla Camera, e qui farà parte della Commissione antimafia. La sua intransigenza di appassionata militante e la sua inflessibilità la portarono ad una rottura con il Partito Socialista, da cui uscì nel 1961.

  • Merlin fu consigliere comunale di Chioggia dal 1951 al 1955 e profuse sempre grande impegno in favore delle popolazioni del territorio, sostenendo la necessità di una sua bonifica integrale.

  • A settantasette anni si ritirò dalla politica. Morì a Padova il 16 agosto 1979.

Nella sua attività parlamentare dedicò tutti i suoi sforzi al miglioramento della condizione femminile e a portare in evidenza le problematiche del Polesine (miseria, emigrazione, malattie endemiche). Uno dei punti cardine, della sua opera politica è stata la battaglia per abolire la regolamentazione statale della prostituzione e le “case chiuse” in Italia. La famosa legge che porta il suo nome (la legge n. 75/1958) venne approvata, dopo 10 anni di dibattito, il 20 febbraio 1958.

A lei si devono anche:

- l'abolizione del "nomen nescio" che veniva apposto sugli atti anagrafici dei trovatelli (legge 31 ottobre 1955, n. 1064)

- l'equiparazione dei figli naturali ai figli legittimi in materia fiscale

- la legge sulle adozioni che eliminava le disparità di legge tra figli adottivi e figli propri

- la soppressione definitiva della cosiddetta "clausola di nubilato" nei contratti di lavoro, che imponeva il licenziamento alle lavoratrici che si sposavano (legge del 9 gennaio 1963, n. 7).

- il libero accesso alla magistratura per le donne

- l'abolizione della violenza domestica a scopo correttivo

- la parità salariale e la pensione


(fonti: L'enciclopedia delle donne, Il Bo Live)





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