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L'uguaglianza secondo Voltaire

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Updated: Feb 24, 2023

"Non è più dunque agli uomini che mi rivolgo, ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi,di tutti i tempi. Fa sì che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze ridicole, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre convinzioni così diseguali ai nostri occhi e così uguali davanti a te, insomma che tutte queste piccole sfumature che distinguono gli atomi chiamati «uomini» non siano altrettanti segnali di odio e di persecuzione.


Così si esprime Francois-Marie Arouet, meglio noto come Voltaire, nel Trattato sulla tolleranza, pubblicato nel 1763, una delle sue opere più celebri. In questo passo Voltaire fa appello a Dio, ma un Dio di tutti gli esseri, aconfessionale: il filosofo infatti è deista, crede in una religione naturale, priva di dogmi, e critica profondamente l’oscurantismo e il fanatismo delle religioni confessionali che, con i propri riti e dogmi, spingono l’uomo a peccare di superbia e a ritenere di essere al centro del progetto divino. É necessario invece che tutti riconoscano di essere imperfetti e, in quanto tali, uguali. Solo così l’umanità si può liberare dal dogmatismo e dall’intolleranza. Le differenze tra gli individui risultano infatti insignificanti di fronte all’impotenza e alla fragilità dell’Uomo; da ciò consegue che il vero significato della religione consiste nella moralità e nella solidarietà.

"La tolleranza è una conseguenza necessaria della nostra condizione umana. Siamo tutti figli della fragilità: fallibili e inclini all'errore. Non resta, dunque, che perdonarci vicendevolmente le nostre follie. È questa la prima legge naturale: il principio a fondamento di tutti i diritti umani".


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